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IL
CALCIO FIORENTINO
Eccoci dunque a Luglio: il grano, ormai alto e pronto per la
mietitura, dona alle campagne una costante d'oro scandita dal
rosso "vermiglio" dei papaveri, fioriti come ogni
anno lungo i cigli o ai bordi dei campi coltivati. Più
in alto, o lungo il greto dei fiumi, il verde intenso del gelso,
del faggio o del sambuco dà ritmo all'azzurro di un cielo
in limpida tinta unita. Ma queste non sono le uniche sensazioni
visive che la nostra regione regalerà ai suoi abitanti
e turisti nel corso dell'estate: per la prima volta nella storia,
si potrà vedere Pisa dall'alto della sua Torre
pendente anche di notte.
Si è detto di Pisa, ma non si può proprio fare
a meno di ricordare Firenze, almeno in questo periodo...
Il Calcio Fiorentino:
Gli appassionati di calcio, specialmente quelli di origine anglosassone,
attribuiscono all'Inghilterra l'origine dello sport più
popolare del mondo, ma questo non andate a dirlo ai fiorentini,
i quali invece giocano a calcio già dal 59 a.C., quando
la città fu fondata dai Romani con il nome di Florentia.
Furono proprio i soldati di Roma che vi importarono questo gioco
dopo averne appreso le regole dai Greci.
A differenza di altre città, Firenze continuò
a giocare a calcio durante il Medioevo e soprattutto nel Rinascimento,
quando vi si era ormai consolidata la forma di un "campionato"
fra squadre facenti parte dei diversi quartieri cittadini, e
il cui nome era quello delle rispettive chiese di appartenenza:
San Giovanni (il Battistero), Santa Croce, Santo Spirito, Santa
Maria Novella. A chi visita oggi quelle chiese così ricche
di arte, storia, religiosità, può sembrare strano
che ciascuna di esse sia anche una "bandiera" del
calcio cittadino.
Durante il Rinascimento le partite venivano giocate anche alla
fine dell'inverno, o durante gli ultimi giorni di Carnevale,
così ad esempio nel 1491 capitò che la partita
venisse giocata sull'Arno gelato, appena di fronte a Ponte Vecchio.
Ma una partita su tutte è diventata leggendaria: quella
giocata nel 1530, il 17 febbraio, durante l'assedio a cui Firenze
era sottoposta dalle armate imperiali di Carlo V: l'Imperatore
fece accerchiare la città da trentamila (30000) soldati
al fine di restaurare la famiglia Medici, espulsa dai fiorentini
che si erano dati un governo repubblicano.
Giocare quella partita poteva essere pericoloso, ma l'orgoglio
dei fiorentini è pari solo alla loro scaltrezza: così
decisero di andare avanti come se niente fosse, e di continuare
la gara anche quando una palla, questa volta di cannone, passò
sopra la folla riunita per l'occasione in piazza Santa Croce,
oltrepassando il tetto della chiesa fortunatamente senza ferire
nessuno. Seguirono fischi e urla di scherno nei confronti degli
assedianti.
Ogni volta che ripenso a questo episodio immagino Michelangelo,
il "divino" scultore che partecipò attivamente
alla difesa di Firenze, con un occhio alle mura cittadine e
con l'altro a godersi la partita.Un incontro di Calcio Fiorentino
era - ed è, ancora oggi - l'occasione di un intero anno
per dimostrare la forza e la prestanza fisico-atletica degli
abitanti dei diversi quartieri della città: il campo
di gioco è circa metri 80 x 40, quindi un po' più
piccolo rispetto a quelli attuali, ed è interamente ricoperto
di rena; le porte poi sono lunghe quanto le due linee di fondo
ed hanno una rete continua di 80 centimetri di apertura.
I calciatori (anzi, i "calcianti") anziché
11 sono addirittura 27 per squadra, disposti su quattro linee
orizzontali, come l'ordine dei reparti in battaglia dell'unità
tattica della legione romana (dai quali il gioco fu importato
a Firenze), ma in fondo come accade anche oggi (linee del portiere,
dei difensori, dei centrocampisti e degli attaccanti). Si hanno
dunque i "Datori addietro", difensori estremi; i "Datori
innanzi"e gli "Sconciatori", due linee mediane;
e infine gli "Innanzi o Corridori", i più veloci,
gli attaccanti che devono mettere la palla in rete. A proposito
di rete: il "goal" è ovviamente espressione
anglosassone: a Firenze si è sempre chiamato "Caccia",
e ad ogni caccia segnata le squadre cambiano campo, anziché,
come oggi, alla fine del primo tempo. La palla,
che si può prendere anche con le mani, un tempo era fatta
di stracci, fieno, capelli o piume ammassati e ricoperti di
pelle oppure ricavata dalla vescica di animali gonfiata d'aria
e cucina.
La partita dura 50 minuti e, per quanto ho potuto capire, le
uniche due regole sono di far goal (o meglio: caccia) e di non
subirne. Tutto il resto è spettacolo
e dunque lecito: fanno parte delle squadre giovani scelti per
prestanza fisica e atletica, i quali danno vita a scontri
, placcaggi, mischie dove tutto - o quasi tutto - è incredibilmente
permesso.
Alla fine della partita vincitori e vinti escono dal campo con
il tradizionale costume rinascimentale ormai a brandelli e con
le ossa davvero a pezzi. A chi vince va una vitella
bianca o meglio: l'equivalente in bistecche "fiorentine"
che poi serviranno per la rituale cena finale. Ciò che
conta è l'orgoglio di essere i migliori calcianti di
Firenze. Il calcio Fiorentino interruppe le sue gare ufficiali
nel 1739 e fu ripristinato solo nel 1930, secondo gli antichi
costumi. Nel frattempo, più a Nord, in Inghilterra, qualcuno
pensò di tramandare l'antico gioco "a palla"
fiorentino: scorciate le porte, ridotto il numero dei giocatori
e soprattutto proibito il tocco con le mani; ma questa è
un altra storia...
Damiano Andreini
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