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... La Toscana raccontata (senza fretta) da Damiano Andreini
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Agri-turismo






Cos'è un Agriturismo (1° parte)

Damiano Andreini

Questo mese abbandoniamo per un attimo le tracce di artisti, streghe, letterati, santi, burattini dal naso lungo e misteri toscani: visto che non l' ho mai fatto prima in maniera esclusiva, questa volta vorrei parlarvi dell'Agriturismo. Però visto che non ce la farò a chiudere l'argomento nell'arco di un solo articolo, ho pensato di dividerlo in due parti. Non vi parlerò delle leggi - numerose - che lo regolamentano a livello nazionale e regionale, perché se questo può interessarvi potete trovare qui il materiale: http://www.ambientediritto.it.

Piuttosto, vorrei dirvi come, grazie all'Agriturismo, è cambiato il paesaggio rurale toscano e italiano più in generale. Non solo il paesaggio è cambiato. L'agri-turismo sta modificando fortemente il rapporto con persone straniere che un tempo avveniva solo di sfuggita fra gli ombrelloni delle nostre spiagge o nei musei delle nostre città. Sta offrendo anche, alle nostre regioni, la consapevolezza di potenzialità di sviluppo legate al recupero e alla tutela delle rispettive tradizioni culturali, ambientali, folcloristiche, eno-gastronomiche. E ciò non è poco.


In Italia gli agriturismo sono migliaia. Ciò senza contare che l'ospitalità rurale è possibile anche in altre forme (ville e dimore storiche, case-vacanza, affittacamere, ecc.). Da dove spunta, dunque, tutta questa offerta? Dai rovi, principalmente.

Fra gli anni Cinquanta e Settanta la campagna venne largamente abbandonata in favore di luoghi e occupazioni "cittadini". "La terra è bassa", si dice in Toscana, e la fatica di chinarsi a coltivarla spesso bastava solo a sopravvivere, raramente permetteva di stare al passo con le esigenze imposte dalla nuova società industriale. I miei ricordi partono dai primi anni Ottanta quando, insieme ad altri bambini, percorrevamo in bicicletta le strade assolate delle nostre campagne: la Toscana è famosa per il suo paesaggio ondulato, fatto di colline che attraverso vigneti, boschi o terrazzamenti punteggiati di ulivi digradano fino a valle. E' famosa per queste immagini, ma io, che ci sono nato, le ho conosciute soltanto più tardi: a parte i boschi, tutto ciò che allora era possibile scorgere dai crinali intorno a casa mia erano fitte matasse scure dalle quali spuntavano, come dita tese al cielo, pollóni di ulivi quasi soffocati dai rovi. Certamente non era ovunque lo stesso: molte aree rurali favorite dalla fama di vini o altri prodotti di qualità eccezionale hanno continuato a ricevere cure e manodopera, ma in generale questa era la realtà di quegli anni, tanto più sconfortante se si pensa che la campagna italiana e quella toscana in particolare sono costellate di una miriade di antichi borghi, anch'essi preziosi e a rischio di abbandono.



Se il corso delle cose è cambiato decisamente negli ultimi quindici anni, se cioè la marmellata di more di rovo è diventata una rarità, ciò è stato anche grazie all'agriturismo, regolamentato per legge dal 1985. Oltre che un modo per ottenere reddito da un immobile rurale, quella legge e le successive hanno rappresentato un incentivo a tornare a vivere e lavorare nella campagna e nei piccoli borghi del nostro Paese: il recupero e la tutela del territorio agricolo sono ovviamente condizioni indispensabili per il funzionamento di un'offerta turistica di questo tipo. Senza contare che parallelamente è sorta una forte richiesta di genuinità alimentare (che ha il suo culmine nella produzione biologica), di artigianato e cucina tradizionale, di luoghi che permettano una vacanza rilassante e a stretto contatto con la natura: tutti elementi legati a "doppio nodo" con l'agriturismo.

Certamente alcuni problemi non sono mancati né mancano tuttora: non sempre la ristrutturazione delle vecchie case coloniche è stata fatta nel pieno rispetto della concezione architettonica originale; tuttavia, e avrete modo di valutarlo di persona, nella grande maggioranza dei casi l'attenzione a quest'aspetto è stata a dir poco encomiabile. D'altra parte, i nuovi standard di comfort hanno necessitato l'immissione di elementi finora estranei ai nostri ambienti rurali (piscine, antenne parabole, giardini curati con prati "all'inglese").


In ogni caso, al di là delle antenne sui tetti, l'impegno di tante persone in un settore che garantiva ben poche certezze - specialmente all'inizio - contribuisce in modo determinante al recupero e alla diffusione del proprio passato, delle proprie tradizioni, del proprio modo di essere e di vivere. Tutto ciò appare come una via interessante e ancora aperta per il futuro; ma è grazie a voi, attenti in numero sempre maggiore all'autentico valore di un viaggio, che può mantenersi viva l'idea di tutelare e trasmettere il patrimonio di ogni identità locale, per di più espressa in tutte le sue forme: dal proverbio contadino al grande palazzo affrescato.

Damiano Andreini
 
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