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Monte
Sante Marie e le "Crete Senesi"
Avete presente l'antica scultura greca? Continuando il nostro
Viaggio in Toscana, questa volta partiremo proprio da qui. E
non per parlare di musei, bensì di campagna.
L'antica scultura greca è stata celebrata nei secoli
come l'esito più straordinario con cui l'uomo abbia dato
forma a un semplice e rozzo pezzo di pietra. L'arte greca antica
è tuttavia il frutto di un'esperienza culturale lunga
circa 5 secoli, durante i quali le coordinate di gusto artistico
hanno subito notevoli cambi di rotta. A un primo periodo, cosiddetto
arcaico, ne sono succeduti uno severo
e uno classico, forse il più celebrato fino
ai nostri giorni, al quale è seguito quello che ci preme
ricordare ora, cioè quello ellenistico. La
scultura ellenistica è unarte di corte raffinata
e sensuale, scaturita dalle botteghe degli artisti di Atene,
Pergamo, Alessandria, Rodi, capitali di fiorenti regni dopo
la divisione dell'impero Macedone verificatasi alla morte di
Alessandro Magno (323 a.C.).
Fra le numerose celebri statue di ambito ellenistico, ricordo
almento il Laocoonte e la Nike di Samotracia, ma il soggetto
che a mio avviso meglio lo identifica è lAfrodite,
dea protrettrice dellamore e quindi signora dellimpulso
vitale che guida la fecondazione e la riproduzione. Mentre in
epoca classica la dea era solitamente raffigurata vestita, con
tono solennemente sacrale, le corti dellellenismo ne preferirono
versioni molto più umane e sensuali. Guardate
ad esempio lAfrodite di Doidalsas: la dea, accovaccaiata
e completamente nuda è in procinto di compiere il bagno
sacro. Celebre è poi lAfrodite di Melos, conservata
al Louvre, dove un fitto panneggio sembra appena scivolato giù
lungo i fianchi della dea, lasciandone completamente nuda laltra
metà del corpo.
In queste come nelle altre opere dallo stesso soggetto, ciò
che interessava gli artisti e il loro raffinato pubblico di
committenti era il virtuosismo con cui si poteva raffigurare,
più che il significato religioso di una divinità,
la bellezza e la suprema eleganza di un corpo femminile. In
tutte, il modellato del marmo è plasmato in un delicato
ondulamento dei piani, a creare morbidi e sinuosi passaggi di
chiaroscuro. Nessun movimento brusco, nessuna linea spezzata,
solo lelegante fluire di curve morbide e ampie su un corpo
di calda pietra.
Credo che niente, meglio di unAfrodite ellenistica, possa
offrirvi il senso di un particolarissimo lembo di terra toscana
ormai noto come le Crete senesi: diversi ettari
di campagna collinare a Sud-Ovest di Siena, ampio e silenzioso
come un morbido mare. Un mare quasi calmo e assolato, appena
mosso dallondulare di basse colline smussate, coltivate
a grano e ulivo, che si susseguono a perdita docchio allorizzonte.
Le Crete senesi, dominate dai suoni della natura, appena punteggiate
da qualche antico casolare in mattoni circondato da gelsi e
cipressi, sono un luogo di nutrimento per lanima. Ora
che il grano è alto, e le sue spighe iniziano ad assumere
il tono caldo delloro, un vento leggero vi scivola sopra
generando in chi lo osservi, un suggestivo effetto di morbida
sospensione.
Devo all'amico Yoram, profondo estimatore di questa'area della
Toscana, la conoscenza di quello che probabilmente è
il miglior punto di osservazione delle crete senesi: il panorama
che se ne gode dal Monte SS. Marie. Ci si arriva da Siena, percorrendo
la Statale per Monte San Savino. Allaltezza di Castelnuovo
Berardenga si deve lasciare la statale in direzione Sud, verso
Torre a Castello. Da lì la strada comincia a salire.
E una strada stretta, quasi del tutto sterrata che sale
appunto alla cima del colle Monte SS. Marie. Lungo la strada
incontrerete certamente alcuni turisti in bicicletta, fate attenzione
a non impolverarli con lauto.
Lasciate la macchina in un punto qualunque lungo la strada e
inoltratevi fra i sentieri lungo i campi di grano. Vi si apriranno
panorami e scorci di paesaggio che nemmeno il più raffinato
scultore greco avrebbe potuto immaginare. Così, se vi
troverete intorno a Siena e vorrete regalare o regalarvi un
momento di suggestione, romanticismo, cultura, non cercate un
museo, basterà una collina.
Damiano Andreini
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