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A
proposito del David...
Firenze, Piazza della Signoria. Si proviene dal Duomo e il primo
colpo d'occhio è sulla piazza intera, con i suoi bar,
i suoi caffè, e i palazzi tutti attorno. Palazzo
Vecchio spicca su tutti, con la sua enorme torre
merlata e con la grande loggia aperta che lo affianca. Palazzo
e loggia sono arricchiti da numerose statue, ciascuna delle
quali ha una sua storia, le sue curiosità e meriterebbe,
senza dubbio, un brano a parte
Sono i simboli
immortali della Firenze del '500, del Rinascimento,
simboli di una città contesa per anni tra due fazioni
in lotta fra loro: da una parte alcune potenti famiglie coalizzate
per istituirvi una Repubblica; dall'altra, più potente
di tutte, la famiglia dei Medici,
banchieri ricchissimi che infine spazzarono via la Repubblica
(12 Agosto 1530) e ottennero il potere assoluto sulla città
e su tutta la Toscana, mantenendolo poi per oltre duecento anni.
Ecco perché tante statue
sono in questa piazza: Palazzo Vecchio era - ed è - il
centro del governo cittadino, e i marmi che vi si facevano collocare
di fronte, forse ancor prima che abbellire la piazza avevano
la funzione di dire a tutti chi stava governando.
Non si è quasi mai ritenuto di compiere un taglio netto
con il passato: quando il potere passava di mano, anziché
distruggere i suoi simulacri se ne commissionavano altri che
superassero in splendore i precedenti. Così il David,
il famosissimo David di Michelangelo, che in realtà era
stato commissionato nel 1501
per un'altra destinazione, una volta terminato fu subito "requisito"
dai rappresentanti della Repubblica fiorentina, con l'intento
di celebrare la vittoria (solo momentanea) da essi riportata
ai danni della famiglia Medici.
L'eroe biblico simboleggiava dunque la Repubblica; di conseguenza
la famiglia Medici era assimilata al gigante Golia. Michelangelo
aveva allora solo 29 anni, ma la sua fama era già pari
alla sua esperienza,
basti pensare che cinque anni prima, nel 1499 aveva finito di
scolpire la Pietà di San Pietro. Certo, quando gli portarono
davanti il gigantesco blocco di marmo di Carrara per la nuova
scultura (che, merita precisarlo, è alta più di
4 metri), probabilmente lo scultore ebbe un mezzo infarto: il
blocco infatti era già stato malamente sbozzato circa
cinquant'anni prima da un certo Agostino di Duccio che poi lo
aveva abbandonato.
Quel marmo era così rovinato che nessun altro scultore
ci aveva più messo mano. Ma Michelangelo non si dette
per vinto, ed accettò di scolpirlo. Il suo stile era
unico e inconfondibile: senza un pantografo, senza cioè
alcun ausilio di tipo meccanico, Michelangelo "attaccava"
infatti la pietra direttamente con uno scalpello a punta piatta,
rimovendone con esso gli strati che gli sembravano inutili,
per "liberare" cioè la sua scultura, prima
su un lato poi sugli altri.
Si può credere, come molti hanno riferito, che già
ad un primo sguardo sul blocco egli ci vedesse dentro la sua
scultura finita. Sta qui la potenza
del genio michelangiolesco. Nessun altro scultore ha più
avuto il coraggio di operare in maniera così spregiudicata
ad un'opera di tali dimensioni, anche perché sbagliare
un solo colpo avrebbe significato buttar via il marmo o farne
calcina da muratori.
Dalla Bibbia (I Sam, 17) si sa che il giovane pastore David
colpì il gigantesco guerriero Golia in piena fronte con
una pietra lanciata dalla sua fionda di cuoio: è il momento
culminante di tutta la vicenda, e molti scultori, come Gian
Lorenzo Bernini, lo hanno rappresentato, ma Michelangelo
ha invece scelto un momento precedente, quello cioè in
cui l'eroe biblico si concentra prima di partire per la sua
missione: lo sguardo, come il pensiero,
è già lontano e le vene si ingrossano per la tensione;
una mano tiene la fionda
e la fa scendere sulle spalle mentre l'altra stringe la pietra
con le dita nervose.
Osservando la statua con attenzione, si rimane congelati dalla
forza espressiva di questi particolari, anche quando si sia
distanti dalla scultura. Non è un caso che questo avvenga:
nel "modellare" il marmo Michelangelo ha ingrandito
o ridotto le dimensioni di alcune parti del corpo (ad esempio:
mani, occhi, sopracciglia) così da sottolineare alcuni
particolari e lasciarne altri in secondo piano. E' grazie a
queste iperboli visive se il David ci appare così fortemente
espressivo della sua gelida determinazione.
Chissà quanto ancora si potrebbe dire a proposito di
questa statua; io mi fermo qua, precisando soltanto che l'originale
è custodito nella Galleria dell'Accademia. Però
fate conto che non ve l'abbia detto: piazza della Signoria toglie
il respiro e il David è praticamente l'unica copia fra
le statue presenti.
Damiano Andreini
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