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Gli
Etruschi di Murlo
Questa volta vi parlerò degli...etruschi di Murlo. L'avvio
è brusco, mi rendo conto, ma vorrei arrivare subito al
dunque: a circa trenta chilometri da Siena, in direzione di
Roma, c'è un borgo collinare isolato dalle strade principali
dove è ancora possibile incontrare alcuni (35) etruschi
in carne ed ossa. Possibile? Certo: gli abitanti di Murlo.
Prima di tutto però, qualche cenno sugli etruschi: gli
etruschi erano gli abitanti di gran parte dell'Italia centrale
tra il IX e il II secolo prima di Cristo; erano venuti in Italia
forse esuli di qualche regione del Medio Oriente (probabilmente
dall'attuale Turchia) e alla fine furono sottomessi da Roma
e le loro città ridotte al ruolo di colonie romane. Tuttavia
già dai primi secoli del loro stanziamento in Italia,
avevano sviluppato un'organizzazione sociale, culturale e commerciale
uniche in Europa, e se non è certo che avessero essi
stessi fondato Roma, è sicuro che i primi re di Roma
furono etruschi.
Ci hanno lasciato opere d'arte dal valore inestimabile come
la Chimera, gli affreschi delle tombe principesche o i magnifici
pezzi d'oreficeria oggi conservati nei musei archeologici di
mezzo mondo.
E' anche assodato che nelle scuole etrusche fossero educati
i rampolli dell'aristocrazia romana, la stessa che più
avanti nel tempo avrebbe cancellato gran parte dell'identità
etnica e culturale di quel meraviglioso popolo imponendogli
la propria. Quello etrusco fu un popolo intraprendente anche
nei commerci: sono stati ritrovati relitti di navi etrusche
in gran parte del Mediterraneo.
Producevano l'olio e il vino e lo esportavano in mezza Europa
(il più antico contenitore per vino ritrovato in Francia
è etrusco!). L'Etruria
era una confederazione di 12 città, la cosiddetta 'dodecapoli';
tra queste città, molte sono famose: Volterra, che conserva
un tratto di mura etrusche, oltre ad un eccezionale museo archeologico;
Populonia, uno dei parchi archeologici più belli della
Toscana, e poi ancora: Pitigliano, Fiesole, Pisa. Si può
dire, sbagliando di poco, che quasi tutte le città e
i borghi collinari toscani abbiano un'origine etrusca.
Negli ultimi anni, la questione etrusca ha attratto un numero
sempre maggiore di studiosi e di semplici passionisti da tutto
il mondo e oggi il fenomeno continua a crescere. Dunque torniamo
a Murlo. Qualche anno fa vi arrivò un gruppo di ricercatori
dall'Istituto di Genetica dell'Università di Torino:
dopo un'indagine storica condotta anche su altri centri della
Toscana Meridionale, gli studiosi videro appunto in Murlo un
paese quasi estraneo ai consueti sviluppi della storia (invasioni,
guerre) e lontano dai porti o dalle grandi vie di comunicazione,
in cui dunque proprio la condizione di forte isolamento degli
abitanti ne avesse mantenuto un patrimonio genetico quasi incontaminato.
Le ricerche confrontarono il DNA prelevato da antiche ossa etrusche
con quello dei murlesi: ne emerse che proprio questi ultimi
conservavano ancora diverse caratteristiche genetiche degli
etruschi: dall'antico popolo sarebbero stati ereditati i lineamenti
del volto (occhi distanti tra loro, naso dritto e attaccato
alla fronte, zigomi piuttosto pronunciati) e la struttura delle
dita dei piedi. Sappiamo anche, per altre vie, di curiosi 'lasciti'
etruschi: oltre ad alcune ricette culinarie (la ribollita e
le lasagne), perfino quella C aspirata della "Coha-Hola"
che è il marchio distintivo del dialetto toscano.
Alla notizia che in Toscana era possibile fare quattro chiacchiere
con degli etruschi in carne ed ossa (e in ottima salute!), piombarono
a Murlo inviati della stampa e della televisione internazionali:
uno tra i servizi più completi fu curato dal prestigioso
settimanale francese Le Figaro, che dedicò alla vicenda
un intero inserto; ma la questione dell'etruschità dei
murlesi è ancora d'attualità, almeno a considerare
il numero di studiosi, giornalisti e curiosi che ogni anno invadono
il piccolo e assolato comune
senese.
Dalle parole di Camilla e di Luciano, i due 'etruschi' di Murlo
che mi hanno raccontato per filo e per segno tutti i particolari
di questa curiosa storia, si capisce che loro, i diretti interessati,
questa vicenda l'hanno vissuta più che altro come un
gioco. Naturalmente, potendo vantare una parentela così
illustre, qualcuno di loro tradisce un filo d'orgoglio; ma mi
ricordo anche che qualcun altro, al giornalista televisivo che
gli domandava come si sentisse ad essere etrusco, un po' preoccupato
rispose: 'Mah,... io mi sento normale'.
Damiano Andreini
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