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GIOVANNI
GONNELLI:
IL CIECO DI GAMBASSI
Nel corso dei precedenti articoli ci siamo spesso divertiti
a indagare su opere d'arte e artisti del passato che fossero
degni di nota per qualche elemento particolarmente curioso,
misterioso, comunque affascinante. Di tali opere e di personaggi
"nati sotto Saturno" la Toscana è costellata
in ogni sua epoca: le stravaganze di Paolo Uccello o le turbolenze
caratteriali di Michelangelo, tanto per citare due classici,
sono raccontate perfino nelle guide turistiche tascabili.
Ciò che probabilmente nessuna guida vi racconterà,
solo perché piuttosto lontana dai più rinomati
circuiti artistici toscani, è la storia, nondimeno fascinosa
e magica, di un uomo vissuto nella prima metà del '600
in un paesino dell'entroterra toscano, e il cui nome d'anagrafe,
ben presto dimenticato, fu Giovanni Gonnelli...
Il "Cieco" di Gambassi:
Gambassi
Terme è un piccolo comune di impianto medievale situato
pochi chilometri a nord di San Gimignano, in uno splendido contesto
collinare. Giovanni Gonnelli vi nacque nel 1603, ma non vi rimase
a lungo, almeno in età giovanile. Nonostante le notizie
biografiche a suo carico siano tuttora piuttosto vaghe, si sa
che a undici anni fu accompagnato a Firenze, dove restò
all'incirca fino al 1620 come allievo dello scultore Pietro
Tacca (a sua volta discepolo del grande Giambologna.
Il giovane Gonnelli evidentemente prometteva bene: fu chiamato
a Mantova, presso la corte dei Gonzaga, a rivestire il ruolo
di scultore di corte. Quel soggiorno, ?però, gli avrebbe
cambiato la vita: sembra infatti che proprio a Mantova lo scultore
toscano avesse avvertito i primi malesseri agli occhi che in
pochi mesi lo avrebbero portato a totale cecità. Probabilmente
"scaricato" dai Gonzaga, Giovanni Gonnelli tornò
a Gambassi, ma la storia non finisce qui: ormai tecnicamente
esperto, in possesso di un repertorio figurativo che in linea
di massima poteva realizzare anche a memoria, Giovanni avrà
forse pensato che se da quel momento non poteva più far
conto sui propri occhi, di certo non gli mancavano le mani.
Sviluppò rapidamente una sensibilità straordinaria
nel tatto e cominciò di nuovo a scolpire, anzi, a modellare
le sue figure in terracotta, un materiale peraltro di larga
fortuna in Toscana da almeno duecento anni. Di fronte a sé,
uno di fianco all'altro, teneva il blocco di argilla fresca
e il modello da imitare, che indagava, studiava, memorizzava
con l'uso delle mani. Si dice anche che se il modello era un
personaggio importante (eseguì ritratti di nobili ed
ecclesiastici), Giovanni usasse rispettosamente un calco di
cera per evitare di imbrattargli la faccia. Così, il
bravo ma quasi anonimo Giovanni Gonnelli, divenne ben presto
il famoso "Cieco di Gambassi", richiestissimo per
le sue singolari capacità non solo in Toscana ma perfino
a Roma, dove infatti si trasferì nel 1637, chiamatovi
da papa Urbano
VIII (colui che aveva commissionato la maggior parte
dell'arredo scultoreo di San Pietro a Bernini, tanto per intendersi).
Giovanni confezionò un ritratto del pontefice che fu
largamente apprezzato dalla corte pontificia e che ancora oggi
è esposto ai Musei Vaticani. Una curiosità: il
busto è firmato Cieco di Gambassi, segno che ormai il
suo handicap era un dichiarato motivo d'orgoglio. Fin da piccolo,
rimasto orfano di entrambi i genitori, Giovanni Gonnelli era
stato cresciuto da una famiglia di Gambassi in cui risiedeva
Elisabetta, amica d'infanzia prima, poi dolce pensiero
dello scultore che evidentemente nutriva per lei un grande affetto,
anche se mai dichiarato.
Negli ambienti di corte pontificia, un giorno il Cieco, che
si racconta avesse un carattere gioviale e giocoso, dichiarò
di essere in grado di approntare un ritratto di Elisabetta anche
soltanto a memoria. Così, un altro ecclesiastico, il
cardinal Pallotta, incuriosito dall'implicita sfida dello scultore,
lo mise alla prova: incaricò un pittore di recarsi a
Gambassi (che da Roma dista circa 250 km.) perché eseguisse
il ritratto della donna e glielo riportasse al più presto.
Confrontati il busto con il dipinto, i due ritratti mostrarono
una somiglianza straordinaria. Giovanni Gonnelli aveva vinto
la sfida. Ma questo ritratto gli permise di vincere un'altra
sfida, questa volta con se stesso, visto che subito dopo si
decise a incontrare di nuovo Elisabetta.
Evidentemente neppure lei lo aveva dimenticato: una volta sposati,
i due si stabilirono definitivamente a Roma, dove ebbero cinque
figli. Nel corso dell'Ottocento molti scrittori e poeti si sono
occupati della figura del Cieco di Gambassi fino a farne un
vero e proprio mito romantico. Così altri aneddoti sono
stati aggiunti alla vicenda di questo artista la cui morte giunse
nel 1653, e le cui opere, sono andate quasi tutte disperse tra
collezioni private italiane ed europee. Noi che, quando possibile,
abbiamo sempre posto un confine preciso fra la storia e la fantasia,
non aggiungiamo altro sulla vita del nostro affascinante scultore,
uomo eccezionale prima ancora che artista straordinario.
Damiano Andreini
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