Qualcuno ha detto che sulla Piazza del Campo è stato
scritto tutto quanto sia umano scrivere: in effetti, la si è
vista in tutti i tipi di cartoline, nei libri e nei portacenere
di tutto il mondo. Eppure, appena ci si affaccia sulla piazza,
provenendo da uno qualunque dei vicoli scuri che vi si immettono,
la prima sensazione che se ne coglie è sempre quella
di una suprema bellezza scenografica.
Mi siedo in qualche punto del suo antico pavimento di mattoni
che lentamente digrada verso Palazzo Pubblico, fulcro di quella
specie di ventaglio che la piazza forma. Vicino a me c'è
una coppia di giapponesi che ha scelto Siena per sposarsi e
questa piazza per le foto di rito: mentre provano a mettersi
in posa lei si muove disinvolta in un abito bianco di seta dallo
strascico corto, mentre lui, in doppiopetto blu, è un
pò rigido e impacciato di fronte al fotografo. Qualche
manciata di riso gettata in aria per il romantico e irrinunciabile
volo dei piccioni, lo sfondo ocra dei palazzi gotici che circondano
la piazza, la volta azzurra di un cielo immobile e sereno, tutto
è pronto: «sorridete...»: clik!
Accenno ad un sorriso per salutarli e mi dirigo verso Palazzo
Pubblico, dove vorrei mostrarvi qualcosa di eccezionale. Per
l'esattezza, tutto il palazzo è eccezionale: la sua architettura,
che risale al Trecento, i suoi arredi e le opere d'arte che
raccoglie, tra cui una quantità smisurata di affreschi
del Tre- e Quattrocento. E' un ambiente da favola, composto
di grandi sale e di solito non affollato di turisti: andateci
e lasciatevi sedurre dalla foresta di stemmi nobiliari, personaggi
leggendari, cavalieri e santi che appaiono dipinti su tutte
le pareti.
Nella sala della Pace però,
prima di entrarci attendete che non ci sia più nessuno;
varcandone la porta vi troverete immersi nella Siena di settecento
anni fa, fra cavalieri al piccolo trotto, damigelle che danzano
in cerchio, mercanti e artigiani al lavoro, contadini nei
campi; sullo sfondo la città, con le sue torri nobiliari,
le sue chiese, le sue vie.
<>
Ecco come Ambrogio Lorenzetti, nel 1337, ha immaginato e dipinto
gli effetti positivi che ricadono sulla città e sulla
campagna quando queste siano guidate da un "buon Governo":
pace, armonia, prosperità. Ma attenzione, perché
l'altra parete mostra gli effetti negativi di un "cattivo
Governo": la città è devastata da carestie,
distruzioni, odio; la campagna è ora incolta e arida,
e una moltitudine di terribili mostri - tra i quali l' Odio,
l' Invidia, la Corruzione - incombono dal cielo sugli uomini
e sulle cose.
<>
Come un grande regista, Ambrogio Lorenzetti ha dimostrato
una sensibilità eccezionale per il dettaglio di natura,
per il dato di cronaca, per la rappresentazione realistica
di persone e animali. Una volta a Siena, se avrete voglia
di vedere un bel film, non avrete bisogno di andare al cinema.
Damiano Andreini
|