In Toscana, Agosto si consuma lento in giornate immobili e assolate.
La campagna, arsa e assetata, mantiene una costante d'oro per
quanto resta del grano appena mietuto. Il cielo è un
mare chiaro e silenzioso. Di giorno la vita appare ferma, sospesa
in attesa della sera, quando si tornerà a camminare,
a pensare. Durante le ore infuocate del pomeriggio, per chi
non debba forzare con il lavoro il ritmo fiacco imposto dal
caldo, le uniche alternative sono dormire o prendere il sole.
Se poi si ha la fortuna di trovarsi in spiagge come quella del
golfo di Baratti, incantevole e mai troppo affollata, allora
per esperienza vi assicuro che è un piacere unire entrambe
le cose.
Il Golfo di Baratti
e Populonia (un'ora d'auto a Sud di Pisa) si trova
all'estremità settentrionale del promontorio di Piombino,
imbarco privilegiato per l'Isola d'Elba. Che sia un luogo speciale
ci se ne accorge ancor prima di parcheggiare l'auto: a sinistra
dell'unica piccola strada che attraversa tutto il golfo si trovano
alcune fra le più belle tombe etrusche dell'intera Toscana:
numerosi sarcofagi e costruzioni in pietra dall'elegante forma
a capanna o a tumulo, punteggiano la morbida campagna circostante.
Le tombe, ormai parte di un grande parco
archeologico (circa 80 ha. con tre diversi percorsi didattici),
vennero alla luce all'inizio del '900 in seguito a un grosso
scavo realizzato con mezzi meccanici da un'industria adibita
alla lavorazione del ferro: ci si era accorti che il terreno
intorno al golfo era estremamente ricco di residui ferrosi,
e si pensò di sfruttarli. Sotto dieci metri di detriti
fu scoperta la necropoli e poi, qualche anno dopo, sulla collina
ad ovest del golfo, l'acropoli di Populonia (in etrusco "Fufluna"
da Fufluns, dio dell'agricoltura).
Populonia fu l'ultima città della "Dodecapoli"
etrusca ad essere costruita, unica fra tutte ad affacciarsi
sul mare. Fra l'VIII e il V secolo a.C., Populonia detenne
il monopolio del commercio del ferro (e dei suoi derivati)
in tutto il Mediterraneo. Il minerale grezzo proveniva in
prevalenza dall'isola d'Elba ma si cominciò a importarlo
sulla terraferma quando ormai l'isola (chiamata non a caso
"La Fumosa" da Plinio il Vecchio) non disponeva
più di alberi per alimentare le fornaci. Così
si dette avvio alla produzione nel golfo di Baratti.
Nel corso dei secoli, la necropoli più antica del luogo
venne abbandonata e letteralmente sommersa da migliaia di
tonnellate di scarti di lavorazione, inutilizzati dagli etruschi
che ovviamente non disponevano di forni ad alta temperatura.
A destra della strada è la spiaggia libera: più
bassa di circa due metri rispetto al livello della carreggiata,
la sabbia è di un rosso scuro, brillante contro il
sole che ne esalta i residui ferrosi; qua e la affiorano grossi
massi semicombusti, evidentemente ciò che resta dei
rudimentali forni fusori etruschi. Si sa anche che la spiaggia
è il frutto della millenaria erosione della costa del
golfo, perché in origine il porticciolo si estendeva
per alcune altre decine di metri oltre l'attuale battigia.
Per chi ha un'idea anche vaga della millenaria storia di Baratti,
stendere l'asciugamano su quel suggestivo tratto di spiaggia
e addormentarsi al caldo avvolgente del sole d'agosto è
come abbandonarsi al tempo e alla storia: confusa fra i bagnanti
di oggi, sembra si possa ancora sentire la voce degli antichi
fabbri, di marinai urlanti dalla prua delle navi, di contadini
chinati nei campi e di donne indaffarate coi loro bambini,
nostri progenitori, assorti sul pontile a giocare...a due
passi da noi.
La collina che sul promontorio di fronte chiude il golfo di
Baratti, ospita il piccolo borgo di Populonia, come detto l'etrusca
Fufluns, arroccato a circa 150 m. a strapiombo sul mare. Da
lì, dal piazzale sterrato antistante le mura di ingresso
al castello, si gode il più affascinante tramonto dell'intera
costa toscana. O almeno questa è la mia convinta opinione.
Damiano Andreini
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