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Il
"Sator Arepo"
Se avete
voglia di divertirvi inseguendo antichi borghi lontani dal mondo,
storie di streghe, di santi, di briganti, di artisti lunatici e di
opere straordinarie, la Toscana è una vera miniera d'oro. Una
miniera, però, il cui ingresso affascina da secoli e dove,
quindi, qualsiasi ingresso si scelga non si entra quasi mai per primi...
Semmai, con un po' di fortuna può capitare di trovarvi una
vena ancora inesplorata o comunque appena intuita; fatta affiorare
e poi, per distrazione o per scarso interesse, fatalmente abbandonata.
Questa volta, è di un enigma che vorrei parlarvi. Anzi, più
che parlarne ve lo vorrei sottoporre: infatti, nonostante qualcuno
creda di averne scoperto la soluzione definitiva, qualcosa mi dice
che l'arcano finale resti ancora da scoprire. A metà strada
fra Livorno e Grosseto, lungo la nostalgica Costa degli etruschi,
su una collina rivestita con il verde e l'argento di ulivi secolari:
piuttosto grande, in posizione panoramica, con gli archetti e le piccole
finestre monofore tipici di un sobrio e dignitoso stile romanico.
Fin qui nessun mistero, di pievi campestri la Toscana è piena.
Eppure, nella normalità della sua facciata in pietra medievale,
la pieve di San Giovanni a Campiglia Marittima cela un mistero lungo
(almeno) duemila anni. Su una parete esterna dell'edificio è
infatti murata una lapide con sopra inciso quanto segue:
S A T O R
A R E P O
T E N E T
O P E R A
R O T A S
Cioè: "Sator Arepo tenet opera rotas". la cosa curiosa
è che, trattandosi di una frase con struttura a "palindromo",
la stessa frase scaturisce anche da una lettura fatta dall'alto in
basso, dal basso in alto, da destra a sinistra. Cinque parole di cinque
lettere scritte su cinque righe. E' stato definito il "quadrato
magico", ma che cosa significa? E poi, è l'unico conosciuto?
Partiamo con la seconda domanda, dove fonti certe ci possano assistere:
il quadrato magico è presente almeno un'altra volta in Toscana,
nel duomo di Siena, e almeno una decina di volte nelle chiese d'Italia.
Ma il "Sator Arepo" è stato anche rinvenuto in Inghilterra
(rovine di Cirencester), in Ungheria (Altofen), in Francia (Chiesa
di San Lorenzo di Rochemaure), in Spagna (Santuario di Santiago de
Compostela) e perfino nell'antica base militare romana di Dura-Euròpos
in Mesopotamia...
Trattandosi di siti databili sempre all'era cristiana, fra i quali
il tedesco Grossel e lo scandinavo Agrell, nel 1925 giunsero alla
conclusione che doveva trattarsi di un "crittogramma" (
= cioè una scritta dal significato misterioso) celante un simbolo
cristiano. Una traduzione piuttosto coerente dal latino offrirebbe
infatti questa frase: "Il seminatore (SATOR) con il suo aratro
(AREPO), tiene (TENET) in opera (OPERA) le ruote (ROTAS). Si intende
che il Seminatore è Dio e le ruote sono quelle del mondo. In
più, sempre secondo i due studiosi, l'anagramma delle singole
lettere da due PATER NOSTER che si incrociano sulla N a formare appunto
una croce. Resterebbero due A e due O interpretabili come l'Alfa e
l'Omega dell'Apocalisse di Giovanni (Apoc. 1,8).
L'interpretazione è plausibile, anche perché i luoghi
più antichi dove il quadrato magico è stato ritrovato
datano al terzo secolo dopo Cristo, nel periodo in cui i cristiani,
perseguitati dall'impero di Roma, erano soliti adottare simboli religiosi
difficilmente decifrabili (il pesce, il pastore, l'agnello, ecc.).
Ma c'è dell'altro: nel 1936 un altro quadrato magico venne
alla luce durante gli scavi della grande palestra di Pompei. Questo
rende il quadro più complicato, perché Pompei fu sommersa
dall'eruzione del Vesuvio il 24 Agosto del 79 dopo Cristo. E' probabile
che alcuni cristiani professassero la loro fede in segreto nei dintorni
di Pompei già a quesi tempi, come del resto risulta dagli atti
degli Apostoli (AT 28,14), però appare molto difficile che
da essi fosse stato già codificato un crittogramma tanto complesso.
Inoltre non si capisce come le lettere Alfa e Omega potessero essere
parte della simbologia cristiana già in quegli anni, visto
che vi sono entrate in seguito alla diffusione dell'Apocalisse di
Giovanni avvenuta nel Sud d'Italia intorno al 150 dopo Cristo.
Se il Quadrato magico serviva ai primi cristiani come il segno visibile
di una fede segreta, perché allora lo ritroviamo sulle pareti
delle chiese medievali, costruite in un periodo in cui ormai tutta
l'Eurospa si era rivestita di "un candido manto di chiese"?
Eppure, stando ai ritrovamenti di cui ho detto, è proprio fra
il 1100 e il 1300 che il Quadrato magico torna a spuntare qua e là
in Europa. Chi e perché ne avrebbe conservato la memoria per
oltre dieci secoli? E perché in Toscana si trova inciso per
due volte nell'arco di soli 100 km? E' possibile, infine, che dallo
studio delle lettere che formano il crittogramma possa emergere un
ulteriore nuovo significato.
Sul Quadrato Magico si sono soffermati in tanti, giungendo perfino
ad astruse conclusioni astrologiche che, con dubbia utilità,
potrete facilmente reperire in rete. Io credo piuttosto che un appassionato
di enigmistica (ce n'è qualcuno fra voi?) possa offrire un
contributo determinante alla soluzione del curioso mistero, questa
volta non solo toscano...
Damiano Andreini
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