Nel corso di questo nostro Viaggio
in Toscana, abbiamo seguito le tracce di etruschi antichi
e moderni, abbiamo fantasticato sulle leggende popolari delle
terre maremmane, abbiamo scoperto antiche spade incastonate
nella roccia dorata delle colline senesi. Siamo anche saliti
sulle impalcature di certe chiese fiorentine a fianco di pittori-acrobati,
ad osservare e quasi annusare il profumo del colore appena
steso sull'intonaco ancora fresco. Abbiamo sperato per il
destino di povere streghe e di burattini dal naso lungo, siamo
salpati alla volta di isole "non troavate" e ci
siamo immersi nelle candide vasche di pietra colme di calda
acqua termale.
In questo sta il piacere di una vacanza in un agriturismo
toscano: il piacere di fermarsi e ripartire, senza fretta,
verso una realtà ogni volta mutevole. Eppure, l'elemento
che forse su tutti identifica la vacanza in agriturismo, è
il silenzio. In effetti, più di una volta il
silenzio mi è stato indicato come la vera scoperta
di una vacanza "verde". La maggior parte dei turisti,
infatti, proviene dai rumori delle città ed avverte
immediatamente la calma di una notte in una camera da letto
toscana, quando da fuori giunge solo il canto dei grilli,
la pallida luce della luna o quella, ancora più fievole,
delle lucciole (queste sì, del tutto silenziose a differenza
dei grilli).
Inizialmente mi sembrava una banalità, ma poi ho cambiato
idea pensando a cosa alludeva un poeta contemporaneo quando
definiva il rumore delle città come «il più
terribile dei silenzi» perchè causa di solitudine.
La tranquillità delle nostre campagne è un'opportunità
da tutelare promuovere: per questo, adesso, vi accompagnerò
in uno dei luoghi più silenziosi - e suggestivi - della
Toscana:
Il Sacro Monte de "La Verna":
Nel 1224, alletà di 43 anni, Francesco di Bernardone
si recò alla Verna. Non era la prima volta che vi saliva,
a piedi, insieme ad alcuni compagni: da circa dieci anni,
infatti, visitava le pendici del monte Penna
con una certa regolarità. Chissà cosa pensò
la prima volta, nella primavera del 1214, di quella montagna
appenninica al confine fra Toscana e Umbria: si sa che, appena
giunto a mezza costa, gli uccelli della foresta si radunarono
su una grande quercia per salutare il suo arrivo. Anche per
questo il "macigno" del Casentino, sporgente qua
e là sui prati aperti o entro grandi boschi di faggi,
abeti e frassini, dovette piacergli subito.
Dunque nel 1224, quando in piena estate Francesco - ovviamente
san Francesco
dAssisi - vi tornò di nuovo, il silenzio
armonioso di quei boschi doveva essergli familiare e caro.
Non era la prima volta che vi giungeva, ma sarebbe stata lultima.
La malaria e la quasi cecità gli avrebbero reso impossibile
un nuovo viaggio dalla sua Assisi alla Verna. Egli stesso
se ne rendeva conto: credo che il suo ultimo, sofferto soggiorno
sul monte della Verna fosse concepito da lui come loccasione
per mettere un punto alla sua esistenza, trarre le conclusioni
di un "libro" scritto in lunghi anni di passione
e fatica.
Come tutti i giovani imbevuti di cultura cavalleresca (la
madre, di origini francesi, lo aveva "iniziato"
alla poesia e alla musica
provenzale anche Francesco, aveva sognato la gloria
delle armi e dellonore. Fatto prigioniero in battaglia,
Francesco d'Assisi studiò anche di partire per la crociata
in Terrasanta. Poi un attacco di febbre e un sogno, che gli
additava una ben altra crociata, lo persuasero a tornare a
casa. Qualche mese dopo, si recò a Roma per visitare
la tomba degli apostoli: fu scandalizzato dal contrasto fra
il lusso interno della chiesa e lo stato di abiezione in ci
venivano abbandonati i mendicanti. Tornando a casa, scese
da cavallo per abbracciare e baciare un lebbroso, ciò
"che più lo avrebbe ripugnato". Il padre,
Bernardone, era un agiato mercante di stoffe che aveva fatto
fortuna in Provenza. Per questo scelse di cambiare il nome
del figlio neonato da Giovanni a "francesco". Tutto
si sarebbe aspettato dal suo primogenito ormai venticinquenne
(si era nel 1206), tranne vederselo arrivare, nudo e con i
vestiti in mano, proclamandosi sposo di madonna Povertà.
Che fosse diventato pazzo?
Se lo era, non era il solo: lidea di vivere in completa
povertà e in perfetta comunione con tutte le creature
del mondo fu presto abbracciata da migliaia di persone. Trascorsero
diciotto anni da quel giorno di gennaio 1206 allagosto
1224, quando il "poverello" dAssisi salì
per lultima volta alla Verna: nel frattempo, vestito
di una rozza tunica legata in vita con una cintura, si era
dedicato allassistenza dei malati in un lebbrosario,
alternandola a momenti di preghiera e di predicazione e dormendo,
la notte, in una capanna; aveva mendicato pietre in Assisi
e con queste aveva restaurato alcune chiese della cittadina
umbra; si era recato in Francia, Spagna e perfino in Egitto,
dove i crociati assediavano Damietta, città
araba ritenuta inespugnabile: Francesco, con tuttaltri
propositi, riuscì a farsi ricevere dal saggio sultano
Melek al-Kamil, che dopo averlo ospitato per due settimane,
lo salutò colmandolo di doni. Ancora in quegli anni,
Francesco vide ulteriormente crescere il numero dei fratelli
che ne imitavano la vita, ma poi, sempre più spesso,
dovette rammaricarsi di alcune scelte operate entro lOrdine
da lui fondato: linsegnamento nelle scuole di teologia,
il possesso di immobili, le sempre maggiori deroghe allo stile
di "vita nuova", tradivano alla base il matrimonio
con madonna Povertà.
I "Fratres" di Francesco si stavano pericolosamente
"avvicinando al mondo", allontanandosi da lui: "da
questo momento io sono morto per voi", pronunciò.
Era questo lo spirito che lo accompagnò, tra foreste
di faggi e castagni e attraverso radure popolate di cinghiali
e sorvolate da falchi e poiane, fino al silenzio della Verna,
nellagosto del 1224. E proprio là, meditando
con angoscia sui suoi passi antichi e recenti, sul fallimento
storico della sua "impresa", finalmente invece si
calmò, consapevole di non aver sbagliato: «Gli
apparve un uomo, in forma di Serafino, con le ali, librato
sopra di lui, con le mani distese e i piedi uniti, confitto
ad una croce. Due ali si prolungavano sopra il capo, due si
dispiegavano per volare e due coprivano tutto il corpo...
Mentre [Francesco] era in questo stato di preoccupazione e
di totale incertezza, ecco: nelle sue mani e nei piedi cominciarono
a comparire gli stessi segni dei chiodi che aveva appena visto
in quel misterioso uomo crocifisso...».
Due anni più tardi, quelluomo piccolo, scuro
di capelli e di carnagione, che chiamava "fratelli"
il fuoco e il vento e "sorelle" la terra e lacqua,
e che volle tenere nascosta il più a lungo possibile
la realtà delle stigmate, avrebbe incontrato "Sorella
Morte" ad Assisi, deposto poi "nudo sulla nuda terra"
come aveva richiesto. Divenuta famosa in tutto il mondo come
luogo in cui San Francesco dAssisi ricevette le stigmate,
la
Verna (1223 mt. s.l.m. ) ha continuato ovviamente
ad essere frequentata nel corso dei secoli.
Chi vi arriva, lasciando alle spalle le valli dellArno
e del Tevere, può visitare il Convento, il Sasso Spicco,
il Corridoio delle Stimmate ed altri luoghi di memoria francescana,
oltre ad ammirare uno dei più bei complessi di terrecotte
Robbiane del Quattro- e Cinquecento. Ma ancora oggi, nonostante
sia frequentato ogni anno da migliaia di persone, il Sacro
Monte della Verna continua a comunicare un intimo silenzio.
Ve ne accorgerete: alle pendici di un monte, sospesa fra la
terra e il cielo, la Verna è ancora teatro di un evento
sostanzialmente segreto.
Damiano Andreini
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