Nella nostra regione il silenzio rende probabili alcune scoperte,
altrimenti impossibili da svelare: personaggi strani, dai corpi
e dai gesti talvolta bizzarri, più spesso veramente eleganti,
popolano infatti alcune aree della Toscana. Protagonisti silenziosi
di una storia millenaria, da sempre inclini a primitivi passi
crescono, giocano e cacciano, schivi e nascosti in ambienti
apparentemente ostili. Hanno nomi curiosi: Buzzacchiotto, Forbicina,
Nonnotto, e mille altri ancora. Non sono gnomi né folletti
(praticamente estranei alla nostra tradizione). Sono gli abitanti
delle Zone
Umide Toscane.
Cartina della Toscana alla mano, possiamo considerare le Zone
Umide come una fascia di territorio che si stende a macchie
all'incirca da Firenze a Pisa, per una settantina di chilometri
di lunghezza. Le Zone Umide costituiscono solo il residuo di
un ecosistema che in tempi non lontani aveva un'estensione decisamente
maggiore: ancora alla fine del Medioevo infatti, ampi brani
di campagna paludosa, ricoperti da acquitrini e canneti, quasi
dividevano in due la nostra regione. Gli Etruschi e poi i Romani
avevano avviato alcune iniziative di regimazione delle acque
stagnanti, ma l'opera di bonifica vera e propria fu ripresa
in maniera decisa solo in età moderna con gli interventi
dei Medici e soprattutto dei Lorena (XVIII secolo).
Ci sono resoconti di viaggiatori i quali- pellegrini, mercanti,
ecc. - provenienti dalla Francia o comunque dal nord Italia,
usufruivano di battelli o chiatte in legno per oltrepassare
queste valli umide e insalubri. Questi ultimi due aggettivi
spiegano dunque i motivi delle successive bonifiche: oltre alle
pessime condizioni di salute che questi ambienti imponevano
(popolati da zanzare e malsani per la forte umidità),
la necessità di un risanamento fu dettata anche da ragioni
economiche, fisiocratiche, per dirla alla maniera dei Lorena:
la bonifica idraulica di nuove, vaste zone pianeggianti, avrebbe
garantito un importante sviluppo agricolo e insediativo a vantaggio
di tutto il Granducato toscano.
Tuttavia, e nonostante le difficoltà, da sempre le Zone
Umide sono state abitate e sfruttate dall'uomo: nei piccoli
e grandi borghi arroccati sulle colline limitrofe, tutta l'economia
gravitava intorno alla palude. Il Padule
di Fucecchio, ad esempio, forniva vimine e gaggia
per rivestire fiaschi e damigiane, carici per impagliare le
sedie, e poi giunchi e cannicci in quantità che oggi
diremmo industriali: con quelli si costruivano le famose stuoie
(in toscano semplicemente stoie) per la posa delle olive e dei
fichi, per la legatura dei pomodori, ma usate anche, oggi, come
paravento nei giardini degli agriturismo; fateci caso, se lo
chiedete al proprietario, vi dirà che sono stuoie di
Massarella.
Ma le risorse principali erano sicuramente offerte dalla caccia
e dalla pesca, e questo perché le zone paludose erano
popolate da una ricchissima fauna ed avevano in certi punti
profondità tali da assumere i connotati di veri e propri
laghi: un caso per tutti quello di Bientina, a circa venti chilometri
da Pisa, definitivamente prosciugato alla fine dell' 800.
La conservazione di queste aree,
sia pure con superfici più limitate rispetto al passato
e nella continua minaccia causata dall'Effetto Serra, garantisce
ancora oggi habitat naturali particolarissimi, in cui microclimi
diversi favoriscono la sopravvivenza di specie di flora e di
fauna altrove scomparse da secoli e, che è peggio, ovviamente
non più recuperabili. Si è detto in apertura della
Forbicina (Bidens Tripartita), che è una pianticella
che nasce e si sviluppa rapidamente nelle aree umide e incolte.
Se vi capiterà di fare una passeggiata nei fondovalle
limitrofi alle Zone Umide, vi accorgerete di questa specie perché
i suoi frutti sono provvisti di piccoli uncini che vi rimarranno
attaccati ai vestiti: un fastidio per noi, ma per la Forbicina
un'astuta tecnica di dispersione del seme.
Avete buona vista? Bene, in questo caso potete sperare di avvistare,
mimetizzato tra i canneti, un altro curioso abitante delle Zone
Umide Toscane: il Nonnotto (Botaurus Stellaris). Un tipo
particolare di airone che trascorre la maggior parte dell'anno
in Toscana, cibandosi di pesci e insetti, immobile e sornione
tra i cannicci con il becco rivolto in su. Così è
facile confonderlo con la vegetazione: però, a differenza
di quest'ultima, durante tutta la primavera emana uno strano
canto (sordo e grave) udibile a oltre un chilometro di distanza!
Trattandosi di zone ampiamente invase dalle zanzare, qualcuno
negli anni '20 ha pensato bene di importarvi dagli Stati Uniti
o dal Messico il formidabile Buzzacchiotto (Gambusia Affinis):
un pesciolino lungo non più di 5 cm ma terribilmente
ingordo e ghiotto proprio di larve di zanzare, di cui può
ingerirne ogni giorno in quantità pari al proprio peso
(come se domani vi portassero 50-80 chili di spaghetti al
dente...).
Non potendo passare in rassegna tutte le migliaia di specie
animali e vegetali che popolano le Zone Umide Toscane, mi limito
a presentarvene almeno altre due, rispettivamente un rettile
e un insetto, che mi sono particolarmente noti e simpatici fin
dall'infanzia: risale infatti a circa 20 anni fa il mio primo
incontro con il Biacco (Coluber Viridiflavus): un serpentone
giallo sotto e di un verde scuro sopra, che ogni estate se ne
stava con la compagna a prendere il sole sul tetto a mattoni
di un antico forno a legna di fianco a casa mia. Con i suoi
colori sgargianti, e con quegli occhi grandi inseriti in una
testa piuttosto rotonda, non mi ha mai fatto paura, e infatti
è completamente innocuo.
Infine vorrei ricordarvi il Ragno d'Acqua (Gerris Lacustris).
Questo insetto, pochi centimetri in tutto, ha tre paia di lunghe
zampe che tiene appunto piegate come un ragno: le quattro zampe
posteriori sono dotate di una "lanugine di peli idrofobi"
che gli consentono di scivolare liberamente sull'acqua: è
straordinario e molto facile da incontrare in tutti gli stagni.
Ricordo che da piccoli ce ne stavamo a lungo ad osservarne i
movimenti agili e veloci: elegante e leggero, sembrava un ballerino
in una gara di pattinaggio artistico.
Naturalmente le Zone Umide Toscane ospitano anche l'Airone
Rosso, il Cormorano, la Cicogna Bianca, il
Falco di Palude, la Gru, il Martin Pescatore
e numerose altre specie di flora e di fauna: volatili, mammiferi,
rettili, invertebrati, ecc. Ognuna delle Zone Umide organizza
visite guidate da personale competente e allestisce mostre con
foto e tavole didattiche all'ingresso, negli osservatori o lungo
i percorsi di ciascuna area.
Damiano Andreini
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